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Food Waste

Ogni giorno, quando riempiamo abbondantemente il nostro piatto, con porzioni troppo grandi per essere finite, raramente riflettiamo e pensiamo al significa to della nostra azione. Riempirsi il piatto e lasciare degli avanzi fa praticamente parte della nostra routine quotidiana, senza pensare che poi questi avanzi, per la maggior parte delle volte, vengono gettati nella spazzatura, perché non considerati più idonei ad essere mangiati. Queste pratiche adottate da quasi tutte le persone, sommate vanno a formare un problema molto più grande e ampio di quanto pensiamo, ovvero la quantità di rifiuti e scarti alimentari a livello globale.

Secondo un recente rapporto UNEP, un ente promotore ad una maggiore comprensione ambientale, che ha come fine quello di aumentare la conoscenza pubblica circa i fattori ambientali e dei problemi delle generazioni future (www.unep.org/), e il World Resources Institute, un ente di ricerca globale sul benessere umano, (WRI- http://www.wri.org/), circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti in tutto il mondo, del valore di circa di 1 trilione di dollari, si perde o viene sprecato nei sistemi di produzione e di consumo alimentare. Di fronte al problema della fame nel mondo, questi dati e statistiche, appaiono semplicemente scioccanti sia dal punto di vista ambientale, morale che economico. Riportiamo alcuni 犀利士
dati circa i rifiuti alimentari:

  • Ogni anno, i consumatori nei paesi industrializzati sprecano quasi quanto più cibo dell’intera produzione alimentare netta dell’Africa sub-sahariana (222 milioni contro 230 milioni di tonnellate);
  • La quantità di cibo perso e sprecato ogni anno è pari a più della metà delle coltivazioni di cereali annuali del mondo (2,3 miliardi di tonnellate nel 2009/10);
  • Negli Stati Uniti, i rifiuti organici sono la componente presente in maggior numero nelle discariche, formando la principale fonte di emissioni di metano;
  • Negli Stati Uniti, il 30-40% della fornitura di cibo viene sprecato, pari a più di 20 chili di cibo a persona al mese.

I dati che abbiamo appena letto non sono promettenti ed incoraggianti, fortunatamente l’essere umano ha un grande potenziale di cambiamento e quello che può fare, da cittadino responsabile è:

  • Pensare: essere un acquirente intelligente e pensare a ciò che si acquista e quando sarà mangiato. Sprecare il cibo è spesso un atto inconscio, bisogna iniziare a prendere coscienza di quanto cibo si butta via. È utile per esempio pianificare i pasti e fare una lista della spesa, così come portare a casa dal ristorante gli avanti in contenitori riutilizzabili.
  • Mangiare: diventare un consumatore e più consapevole. Si sa che gli occhi sono più grandi dello stomaco, quindi iniziare a ridurre le porzioni e riutilizzare gli avanzi sono ottime strategie.
  • Salvare: riciclare e salvare il cibo fa bene sia all’ambiente che al vostro portafoglio. Esistono anche delle banche alimentari dopo si può donare il cibo (http://www.bancoalimentare.it/it).

Restringendo il campo e focalizzandoci sulla comunità europea, i dati che abbiamo indicano che circa 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno nell’UE, con relativi costi stimati in 143 miliardi di euro. Sprecare il cibo non è solo una questione etica ed economica, ma anche ambientale, perché si vanno a consumare delle risorse naturali che sono già limitate.

Il processo alimentare

Qualsiasi cibo prima di arrivare nel nostro piatto subisce delle trasformazioni, o comunque delle manipolazioni, durante la catena di produzione. Tutti gli attori coinvolti in una catena alimentare possono assumersi delle responsabilità per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti alimentari: durante il processo possono essere coinvolti sia i produttori di alimenti, come gli agricoltori e i trasformatori di alimenti, sia coloro che smerciano i prodotti disponibili per il consumo, come i rivenditori e i grossi supermercati, infine sono chiamati in causa i consumatori stessi.                                                                                     

L’obiettivo centrale della politica di sicurezza alimentare dell’UE è quello di proteggere la salute umana e animale, ovviamente non possono venire meno alcune pratiche standard di sicurezza sugli alimenti, ma il progresso deve andare alla ricerca di nuove strategie per evitare la formazione di rifiuti alimentari e tentare di rafforzare una sostenibilità del sistema alimentare. Come già detto in precedenza, il cibo viene sprecato durante tutta la filiera di produzione, da quella iniziale a quella finale. Per esempio, gran parte degli alimenti viene rovinato, o sperperato, ancora prima di essere consumato da persone, viene perso e sprecato prima che raggiunga la forma del prodotto finale o prima che arrivi in fase di vendita al dettaglio. Questo fenomeno rappresenta uno spreco di lavoro, acqua, energia, terreni e altri fattori della produzione.  La perdita di cibo può essere accidentale o intenzionale, ma alla fina causa sempre una diminuzione di cibo “finito” e pronto per l’uso, e un aumento di uno scarto. Ciò può essere dovuto a problemi di raccolta, stoccaggio, imballaggio, trasporto, o meccanismi di mercato/prezzo, così come quadri istituzionali e giuridici. Un caso pratico può essere quello di un carico di banane raccolte, che cadono da un camion, e vanno perse. Un’altra situazione di spreco può essere causata da un imballaggio eseguito male, infatti una confezione che arriva in un supermercato rovinata, viene automaticamente scartata. Una partita di banane di colore marrone e con delle macchie viene automaticamente buttato via da parte del commerciante, diventando così un rifiuto alimentare.

Verso un’unica soluzione

La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, riporta alcuni dati e situazioni che potrebbero essere cambiate e modificate per diminuire le perdite alimentari e rifiuti. Per una soluzione del problema “food waste”, tutti gli attori devono essere coinvolti e focalizzati sul problema rifiuti: ridurre le perdite di cibo e di rifiuti deve diventare un problema di interesse globale. I governi, gli istituti di ricerca, i produttori, i distributori, i rivenditori e i consumatori devono collaborare e trovare una o più soluzioni al problema. Per la FAO, che sta cercando di trovare soluzioni globali, con la collaborazione di più parti, alcune strategie che fanno parte del suo programma “SAVE FOOD” sono:

  • Una sensibilizzazione sull’impatto che i rifiuti causano all’ambiente e all’economia mondiale, e la creazione di soluzioni per la perdita di cibo (nel nostro piccolo pensiamo si possa operare con campagne di sensibilizzazione nelle scuole).
  • Un’collaborazione e un coordinamento delle iniziative in tutto il mondo sulla perdita di cibo e la riduzione dei rifiuti.
  • Una politica e un programma di sviluppo che punti sulla riduzione della perdita di cibo e sulla produzione di rifiuti (trovare soluzioni per gli scarti dei grossi supermercati)
  • Un sostegno ai programmi di investimento e progetti che puntano ad un’ottica ecologica, attuati si nei settori pubblici che privati (raccolta differenziata, creazione di cassonetto per l’organico, banche alimentari, corretti smaltimenti).